La tutela della privacy online riguarda tutti: dalle aziende, che vogliono tutelare il proprio business e i clienti, ai privati, i quali vogliono che la loro vita privata venga condivisa solo con ristrette cerchie di persone.
La rapidità dell’evoluzione tecnologica e la globalizzazione hanno portato ad una raccolta di dati sempre più ampia, attività che le imprese e le autorità pubbliche intendono sfruttare per fini personali. Leggi tutto.
Le nuove regole vogliono adattare la legislazione UE alle numerose tecnologie esistenti e all’uso sempre più disparato che si fa di internet, andando dunque ad intensificare la sicurezza dei dati online.
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“Credo che una delle lotte principali dei nostri tempi sarà la lotta per il controllo delle informazioni personali, la lotta per determinare se i big data diventeranno una forza per la libertà, o una forza che ci manipolerà di nascosto”, così Alessandro Acquisti ha chiuso il suo intervento a TED Global nel 2013. Sono passati quasi quattro anni ormai, ma la situazione non è cambiata: la lotta per il mantenimento della propria privacy è ancora in corso.
Con l’avvento delle nuove tecnologie e dei social network, i nostri dati personali sono molto più esposti e alla portata di tutti: non solo di aziende e altri privati, ma anche malintenzionati che possono voler lucrare sulla nostra persona. I dati, infatti, sono la moneta del nuovo millennio.
Molte persone alla domanda: “ma non hai paura che qualcuno rubi le tue informazioni prendendole dai social o, più in generale, da internet?” si limitano a rispondere con: “Tanto non ho nulla da nascondere”. Glenn Greenwald, nel suo intervento per TED Global nel 2014, ha dichiarato di aver chiesto le password di tutti gli account di alcune persone che “non avevano nulla da nascondere”. Ebbene, nessuna di queste ha consegnato i propri dati in mano ad uno sconosciuto.
Questo perché tutti teniamo alla protezione dei nostri dati anche se non facciamo nulla di male. Sapere che ciò che siamo e viviamo è alla portata di click, inoltre, influenza il nostro comportamento e ci rende, almeno nel mondo di internet, dei cittadini conformisti e omologati.
La tutela della privacy online, dunque, riguarda tutti: dalle aziende che vogliono tutelare il proprio business e i clienti, ai privati, i quali, vogliono che la loro vita privata venga condivisa solo con ristrette cerchie di persone.
Per quanto riguarda le normative attualmente in vigore per la tutela della privacy, in Italia abbiamo il cosiddetto “Codice della privacy” (decreto legislativo 196/2003) entrato in vigore in sostituzione della vecchia legge 675/1996.
Nel 2016, invece, è stato emanato il Nuovo Regolamento sulla privacy dell'Unione Europea (n. 2016/679) dal nome General Data Protection Regulation che entrerà ufficialmente in vigore dal 25 maggio 2018. È iniziato il conto alla rovescia (visibile sul sito ufficiale del GDPR) per gli Stati membri: spetta a tutti, infatti, l’obbligo di allineamento con questa fondamentale normativa europea.
La ragione fondante di questa manovra risiede innanzitutto nella necessità di raccogliere in un testo unico per tutta l’Europa le diverse interpretazioni che sono state fatte della vecchia Direttiva 95/46/CE. In secondo luogo, si cerca di far fronte alla deriva tecnologica, ovvero ad un uno scambio di dati sempre più copioso a livello nazionale e comunitario. Quindi, se da un lato abbiamo la libera circolazione dei dati, dall’altro abbiamo la necessità di aumentare il livello di protezione degli utenti.
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All’interno del GDPR sono state introdotte diverse novità, e tutte si basano sul concetto di trasparenza: l’utente dev’essere in grado in ogni momento di individuare gli scopi per cui vengono richiesti i suoi dati e le modalità con cui verranno trattati. Vediamo insieme le più importanti:
Per essere in linea con le normative attuali, e quelle che entreranno a breve in vigore, bisogna dotarsi di una serie di documenti obbligatori:
Come già accennato, tutti gli Stati membri dell’Unione Europea devono adottare le misure del Testo Unico entro e non oltre il 25 maggio 2018. Per i ritardatari sono in serbo una serie di pessime sorprese come sanzioni pecuniarie, fino ad arrivare al blocco della circolazione dei dati.
Il nuovo regolamento sulla privacy, dunque, porta con sé delle multe molto salate per i Paesi inadempienti: si parla di 20 milioni di euro fino al massimo rappresentato dal 4% del fatturato annuo globale, lasciando ad ogni Paese la libertà di adottare altre tipologie di sanzione. In Italia, ad esempio, per il trattamento illecito dei dati è prevista la reclusione da 6 a 24 mesi - per la diffusione e la comunicazione di informazioni - da 1 a 3 anni - se i dati vengono diffusi per trarne profitto o per recare danno a terzi. Per quanto riguarda la falsità nelle dichiarazioni e notificazioni al Garante della privacy, si prevedono dai 6 mesi ai 3 anni di reclusione.
Non esistono solo sanzioni penali, la nostra legge per la privacy e il trattamento dei dati personali prevede anche delle ammende pecuniarie come, ad esempio, per la mancata trasmissione dell’informativa sui cookie o dell’informativa sulla privacy agli utenti interessati. Questo può portare fino ad un massimo di 30.000€ di multa. Per quanto riguarda le attività di marketing e promozione, invece, si prospettano sanzioni tra 50.000€ e 1.200.000€.In Italia è il Garante per la protezione dei dati personali che si fa carico di controllare tutte le operazioni che coinvolgono la raccolta, la gestione e l’utilizzo dei dati stessi. Istituito già con la legge 675/1996, la sua utilità è stata confermata anche dal Codice della Privacy (D. Lgs. 196/2003). Il collegio è composto da quattro membri eletti dal Parlamento i quali rimangono in carica sette anni, senza possibilità di rinnovo del mandato (il presidente attualmente in carica è Antonello Soro).
Quali sono i suoi incarichi? Innanzitutto, deve vietare i trattamenti illeciti delle informazioni sensibili, deve far rispettare tutte le normative ed, eventualmente, segnalare alle autorità competenti degli aggiornamenti per i regolamenti in vigore. Inoltre, è suo dovere quello di ricevere reclami e segnalazioni e prendere, di conseguenza, i dovuti provvedimenti.
Oltre al suo ruolo di tutore della legge, il Garante per la protezione dei dati si fa carico anche di un compito informativo: deve, cioè, far conoscere ai cittadini i regolamenti in vigore e deve promuovere la diffusione di codici deontologici e di buona condotta per settori specifici (come l’informazione, ad esempio).