Leggendo di comunicazione e di marketing, di questi tempi, non è raro imbattersi nel termine inglese crowdfunding. In effetti, stando alle statistiche di Google Trends il volume di ricerca di questo concetto è decuplicato nel giro degli ultimi due anni e tale crescita viene etichettata con la parola “impennata”. Il crowdfunding è il futuro della filantropia, un fenomeno che sta conoscendo una forte crescita in termini di popolarità come nuovo canale di fundraising per migliaia di associazioni nonprofit statunitensi e inglesi. Vediamo insieme di cosa si tratta.
Che cos’è il crowdfunding?
Il crowdfunding poggia principalmente sull’impegno collettivo. Pensate al potere d’azione di un singolo individuo, e poi moltiplicatelo per centinaia, migliaia, addirittura milioni. Quando un vasto gruppo di persone si riunisce e mette insieme le proprie risorse, reti e idee, le possibilità per un’organizzazione nonprofit aumentano in modo esponenziale.
Ovviamente l’evoluzione scatenata da internet ha reso tutto ciò molto più semplice e veloce. Quindi, invece di concentrare i propri sforzi sul reperire fondi dai propri donatori tramite attività di fundraising, con il crowdfunding è possibile fare leva su tutti i sostenitori motivati a raccogliere consensi (oltre che risorse) attraverso le reti personali, i social media, e le più tradizionali email. Che si tratti tanto di un evento di raccolta fondi quanto di una campagna, espandere i propri canali comunicativi significa, senza alcun dubbio, rafforzare il sostegno alla piramide di fundraising della propria organizzazione per gli anni futuri.
Per chi è fatto il crowdfunding?
Sicuramente viene utilizzato nella maggior parte dei casi dalle associazioni senza scopo di lucro, ma anche molte altre realtà hanno tratto una serie di benefici da questa strategia, come per esempio artisti indipendenti, società di produzione, partiti politici durante delle campagne elettorali, startup e anche ricercatori scientifici. Uno degli esempi più lampanti - certamente il più famoso - dell’efficacia di questa tecnica è costituito dalla campagna elettorale di Barack Obama, la quale è stata finanziata in parte dalle donazioni dei sostenitori dell’attuale presidente americano.
La richiesta è talmente alta che molte imprese di produzione di software stanno sviluppando programmi semplificati, così da permettere anche a quelle organizzazioni prive di competenze informatiche di integrare il crowdfunding alle proprie strategie. In questo modo, le associazioni nonprofit hanno tutta la libertà di occuparsi di ciò che gli viene meglio: il fundraising, lo sviluppo e il coinvolgimento degli associati. Si tratta di vere e proprie piattaforme su cui la domanda di finanziamento di svariati progetti incontra l’offerta degli utenti che si dimostrano interessati al tema.
Quali sono i vantaggi del crowdfunding?
Il crowdfunding è personale. Quando gli associati cercano di raccogliere dei fondi in nome dell’organizzazione, tendenzialmente si rivolgono a chi gli è più vicino, cioè famigliari, amici, colleghi, ecc. La connessione personale tra i fundraiser e i loro donatori genera delle donazioni superiori alla media sia in termini di numero sia in termini di valore. Non è un segreto, infatti, che la gente dona generalmente per ragioni sentimentali; e cosa c’è di più personale ed emozionale che il rapporto con la famiglia e gli amici?
Il crowdfunding comporta anche una crescita a livello esponenziale della consapevolezza (brand awareness). Questo perché spingere il proprio pubblico, il quale ha una certa familiarità con lo spirito e la mission dell’organizzazione, a raccogliere fondi, significa anche parlare dell’organizzazione a tutta la rete di contatti. Certe persone potranno decidere di non effettuare alcuna donazione, ma sicuramente riceveranno informazioni dai fundraiser. Più la raccolta fondi si allarga, più persone ne parleranno e ne aumenteranno la consapevolezza.
Chi non può donare raccoglie. Tra le schiere di volontari sono in costante aumento gli studenti universitari e di scuola superiore, probabilmente motivati dalla loro impossibilità a contribuire economicamente alla causa. Per tutti coloro che, invece, non hanno modo di partecipare ad attività di volontariato, il crowdfunding è diventato un’ottima alternativa.
Il crowdfunding si fa strada attraverso i social media. Questi nuovi canali di comunicazione sono sempre più utilizzati, soprattutto dai millennial, cioè la generazione di nati tra gli anni ‘80 e i primi anni del nuovo millennio. Pertanto, lo sviluppo delle iniziative sulle nuove piattaforme deve essere implementato dall’espansione delle pratiche di fundraising e di promozione sui diversi social network e blog, in quanto si tratta di un passo essenziale per fare breccia nella sempre più numerosa e sensibile comunità online.