DMEP | Inbound Marketing Blog

Come evitare gli errori più comuni dell'Inbound Marketing

Scritto da Eleonora Francese | 5 dicembre 2016

La scelta dell’inbound marketing rispetto alle tecniche più tradizionali si rivela sempre una decisione di successo per le aziende manifatturiere.  

Tuttavia all’inizio non è facile, le novità sono tante e si rischia di perdersi qualche pezzo per strada, o magari ci si sente sopraffatti da attività all’apparenza complicate.

Per questo non è poi così raro incappare in errori che, con qualche accortezza – e a volte con il senno di poi – si potrebbero facilmente evitare.

 

Tutti commettiamo errori, e meno male, visto che sbagliando si impara. Questo articolo vuole essere d’aiuto a chi ha deciso di intraprendere la strada dell’inbound marketing e rischia di inciampare lungo il cammino.

Ecco quali sono gli errori più comuni tra i neo inbound marketer.

1. Fare tutto in una volta

 

L’entusiasmo è importante, ci dà la spinta giusta per partire.

Ma è meglio non farsi travolgere dalla voglia di fare tutto e subito, perché una strategia di inbound che funzioni davvero deve essere avviata in modo graduale, compiendo un passo alla volta.  Altrimenti ci si perde tra mille attività diverse. Quindi, invece che dedicare ogni giorno un po’ di tempo per ogni punto del piano – social media, blog, sito, email marketingè bene stabilire delle priorità.

Quale canale ottiene i risultati migliori? Quale invece richiede maggiore intervento?

Per esempio, se il livello di coinvolgimento sui canali social è buono, ma il tasso di rimbalzo delle email è superiore al 2%, forse è preferibile concentrarsi sulla pulizia del database di contatti.

Contattare via email tante persone che non sono interessate alle offerte dell’impresa non solo è inutile, ma può rivelarsi anche controproducente.  L’immagine dell’azienda, infatti, ne può uscire danneggiata.

Come capire allora quali sono i contatti con più probabilità di essere convertiti?

Semplice, con Hubspot. Il software consente di effettuare un lead scoring, ossia un’assegnazione di punti in base alle azioni compiute. Se un lead interagisce con l’impresa leggendo il sito e il blog, condividendo contenuti e aprendo le mail, allora otterrà un punteggio alto. Al contrario, uno scoring basso rivela che il lead è indifferente all’attività dell’impresa. In questo caso bisogna valutare la possibilità di interrompere il contatto, così da non risultare invadenti e insistenti.

2. Fissare obiettivi poco realistici e misurabili

 

Senza obiettivi misurabili, non si è in grado di lavorare in modo efficiente o comunque di tracciare i propri progressi a lungo termine. Mirare in alto è certamente una cosa buona, ma bisogna assicurarsi che tali traguardi siano realmente raggiungibili.

Un obiettivo, per essere realistico, deve essere:

  • Specifico: ogni traguardo deve essere concreto. Dire “Due post a settimana per il blog” ha senso, “Tanti post a settimana per il blog”, un po’ meno.
  • Misurabile: numeri e dati sono l’unico modo davvero efficace per ottenere un riscontro attendibile.
  • Accessibile: come già detto, è inutile mirare alla luna. Meglio accontentarsi di mete più modeste, ma alla portata del nostro team di lavoro.

Tenere sotto controllo le proprie performance è semplice, grazie ai sistemi di marketing automation.

Tra questi, uno dei software ottimali è Hubspot, che mostra i risultati del lavoro del marketer con grafici di semplice lettura. 

Sulla sezione analytics di Hubspot è possibile comparare il successo delle Landing Page, delle Call-To-Actione dei post del blog. In questo modo si capisce quali sono i contenuti più interessanti e i lead magnet di maggior appeal, e si possono quindi soddisfare meglio le esigenze dei lettori.

Un altro metodo efficace consiste nell’utilizzare i social network per valutare le reazioni dei follower. Nei commenti possono comparire critiche da considerare attentamente. Anche semplicemente il numero di “mi piace” e condivisioni è indicativo dell’apprezzamento dei contenuti. 

 

3. Non usare le risorse a disposizione

 

Uno degli errori più comuni tra chi sceglie l’inbound marketing  consiste nell’accantonare o correggere tutte le risorse e i materiali di cui già si dispone invece che ottimizzarle.

Un’azienda che in passato abbia seguito un approccio più tradizionale potrebbe avere dei contenuti riadattabili e utili ai nuovi obiettivi.

Per esempio, una brochure che racconta la storia dell’impresa può facilmente diventare la pagina Chi siamo del sito web.

Le aziende manifatturiere possono sfruttare anche i loro stessi prodotti per farsi pubblicità e migliorare la propria presenza online.

 

4. Provare a fare inbound senza un blog

 

Procrastinare l’attività del blog aziendale significa rimandare la creazione di contenuti capaci di produrre traffico con il passare del tempo.

Ogni volta che si scrive un nuovo post per il blog, ciò che si sta davvero facendo è aggiungere una pagina indicizzata al proprio sito web; e come sappiamo, ogni pagina indicizzata è un’opportunità in più di comparire nei risultati di ricerca e attirare traffico al sito.

Inoltre ogni articolo costituisce un investimento a lungo termine poiché rimane online, e anche tra mesi o anni potrà essere reperito e portare visitatori interessati al sito.  Con l’aumentare degli articoli crescono anche le risposte e le soluzioni che l’impresa offre ai suoi lettori, insieme alla credibilità e al posizionamento come esperti di settore.

Nuovi articoli rappresentano anche maggiori possibilità di generare nuovi lead: ognuno di questi dovrebbe essere dotato di diverse call-to-action e offrire un contenuto di valore in cambio delle informazioni di contatto del lettore, col quale sarà poi possibile iniziare un dialogo.

Ma gli articoli non servono solo ad attirare i clienti: essi sono infatti un ottimo modo per coltivarne la fiducia, grazie ai contenuti creati ad hoc per per il middle e il bottom of the funnel.  Il target di questi testi sono quei contatti che già conoscono l’impresa ma che stanno ancora valutando se affidarsi ad essa o alla concorrenza.

In questa fase delicata del processo di acquisto, l’azienda deve essere in grado di approfondire i dubbi dei lead e dare risposte accurate.

5. Creare contenuti nel vuoto

 

Una volta capita l’importanza di un blog aziendale per la comunicazione online, succede spesso di creare un nuovo post per ogni cosa che salti in mente.

Noi lo sconsigliamo: l’attività di blogging, così come ogni altra cosa nel mondo del marketing, richiede una strategia precisaAllora, prima di produrre nuovi contenuti, è necessario capire quale tipo di contenuto serve davvero per attirare nuovi visitatori al sito.

Saranno necessari:

  • Buyer personas: non è detto che chiunque rientri nel target di riferimento dell’impresa abbia le stesse domande e si aspetti da essa le stesse risposte. Delineare diversi tipi di buyer personas aiuta a individuare i temi giusti in cui suddividere l’attività di blogging e a scegliere le parole chiave corrette per andare a pescare in rete i segmenti più interessanti.

  • Lista di parole chiave: produrre i contenuti prima ancora di ricercare le parole chiave più rilevanti è un errore, in quanto si rischia di imbottire a posteriori il testo con le parole chiave trovate, cosa che rende difficoltosa e innaturale la lettura stessa.

  • Parere dei lettori: uno dei modi migliori per trovare nuove idee per il vostro blog è raccogliere le opinioni dei lettori e dei clienti. Ottimi metodi per avere delle risposte sono il sondaggio online, le email o, come già detto, i social network.

Conclusione

In questo articolo abbiamo visto alcuni di quelli che possono essere gli errori più comuni dell'inbound marketing, ma le insidie che possono rovinare una strategia sono molte.

Se non si hanno conoscenze approfondite, un team preparato e coordinato, e il tempo per seguire attentamente la campagna di inbound marketing, forse è meglio rivolgersi ad un esperto.

Le agenzie specializzate in inbound marketing possono offrire un supporto continuativo attraverso tutte le fasi della strategia grazie a dei professionisti formati appositamente.