Una ventata di aria nuova ci arriva da Inbound 2017, sono molte le novità riservate a chi si occupa di content marketing; tutte, però, gravitano come pianeti attorno a due concetti principali: qualità e creatività.
Il primo trend che arriva di corsa dagli Stati Uniti è il marketing inclusivo. Questo parte da una paura che serpeggia soprattutto tra i più giovani: la cosiddetta FOMO (Fear Of Missing Out). La paura di essere esclusi non solo dalla società, ma anche dalla rete è, infatti, quella che accomuna i millennial ed è anche quella che ha cambiato il modo di costruire i contenuti.
Siamo sempre stati abituati all’idea di segmentazione e target, un po’ retaggio del marketing tradizionale, ed effettivamente un contenuto mirato arriva più facilmente all’obiettivo per cui è stato creato.
Oggi il digital marketing si sta evolvendo in una direzione in parte contraria: se da un lato rimane l’esigenza di segmentare la propria audience, dall’altro nasce la necessità di creare contenuti inclusivi, ovvero in grado di raggiungere un pubblico più ampio.
Tra i vantaggi dell’inclusive marketing troviamo la possibilità di:
Quando le idee e le conoscenze vacillano, l’uomo del XXI secolo apre Google per trovare tutte le risposte che cerca. I motori di ricerca sono, infatti, l’opera magna dell’era digitale che raccoglie tutto il sapere e la scienza accumulati nei millenni dall’umanità.
Dalla nascita di Archie è cambiato radicalmente il modo con cui gli utenti interrogano i motori di ricerca: all’inizio occorreva conoscere il nome esatto del file ricercato, poi si è passati all’utilizzo della ricerca tramite keyword, fino ad arrivare a un approccio più umano.
Cosa significa? Che il progresso ha migliorato i sistemi di intelligenza artificiale tanto che ora interroghiamo le macchine come se fossero degli androidi in grado di capire il linguaggio degli esseri umani. Se fino a qualche anno fa la query di un’ipotetica ricerca sarebbe stata “ristoranti a Milano”, ora possiamo digitare “dove vado a mangiare stasera?” e il motore di ricerca sarà in grado di fornirci una risposta nel giro di pochi decimi di secondo.
Adattarsi a queste continue evoluzioni non è semplice: è necessario, infatti, un costante lavoro di analisi e aggiornamento della propria strategia in modo tale da rientrare sempre tra i primi risultati di ricerca. Leslie Ye, acquisition marketer per HubSpot, durante il suo intervento ad Inbound 2017 ha introdotto il nuovo approccio alla creazione e all’organizzazione di contenuti: i Topic Cluster.
L’idea è concentrarsi sull’elaborazione di macro argomenti (i topic, appunto): una volta selezionati, si vanno a creare una serie di contenuti capillari che si ricollegano al nostro argomento principale non solo a livello di tema trattato ma anche, materialmente, attraverso l’utilizzo di backlink.
Google è in grado di riconoscere l’argomento trattato e, nel momento in cui trova un contenuto molto linkato come nel caso del nostro pillar content, ne aumenta il ranking facendolo salire tra i risultati di ricerca. Per approfondire il rapporto tra Topic Cluster e ranking clicca qui.
Per questa ragione non bisogna collegare ogni articolo presente sul blog con un’unica pagina pillar, bensì è necessario linkare solamente i contenuti davvero rilevanti per la tematica presa in considerazione. Questo permette ai siti di scalare i risultati grazie al miglioramento della propria authority.
Sai quanti video vengono visti ogni giorno solo su Facebook e Snapchat? Più di 20 miliardi. Una cifra esorbitante, vero?
Ancora più incredibile è il numero di ore di video visualizzate nell’arco di una giornata su YouTube: secondo HubSpot sono più di 25 miliardi.
Ad Inbound 2016 era stato annunciato e ora lo possiamo davvero confermare: il 2017 è davvero l’anno zero del Video Marketing. Perché il video è una strategia così amata dalla strategia Inbound?
Innanzitutto perché viviamo nell’era dell’homo videns: il 90% delle informazioni inviate al cervello è di natura visuale; processiamo queste info 60k volte più rapidamente rispetto ai contenuti puramente testuali. A differenza dei blocchi di testo, i video vengono raccolti nella memoria a lungo termine. Come afferma HubSpot, possiamo affermare che i video hanno un ROI - Return of Information - più alto.
Esistono quattro punti da toccare assolutamente durante la creazione di un video e sono:
Di fronte a questi grandi cambiamenti non bisogna perdere tempo ed attendere: il tempismo, in questo caso, è fondamentale, infatti è quello che ti permetterà di precedere i tuoi concorrenti e posizionarti meglio sin da subito sui motori di ricerca.
In ogni caso, in questo mestiere non ci si può improvvisare: ci vogliono molti sacrifici per costruire la propria brand authority, ma basta un solo errore per mandare tutto in rovina. Se stai cercando un esperto a cui affidarti per elaborare la tua strategia di content marketing, sei nel posto giusto. Contattaci! Siamo a tua disposizione per una consulenza gratuita e senza impegno per sciogliere ogni tuo dubbio.