La digital transformation è ormai elemento imprescindibile per il business di ogni attività produttiva: secondo la ricerca “Digital Marketing & Advertising: i trend del 2020 in Italia” di Tradelab, il mercato del digital in Italia è in costante crescita, tanto che a fine anno si prevede di raggiungere quota +30%, complice anche l’incremento degli investimenti su search, video e social.
E se il pc è stato nostro fedele compagno di lavoro negli ultimi 30 anni, oggi il è il mobile a rivestire un ruolo importante per le aziende: il 79% degli advertiser veicola già le proprie campagne su mobile con un impatto positivo sulle visite al proprio sito o ecommerce.
Un discorso di questo di questo tipo è ancor più valido se si vanno a guardare i dati mondiali sull’utilizzo di un particolare sistema di cui il digital marketing si sta sempre più fornendo: quello dell’intelligenza artificiale. Secondo la ricerca Survey Connectivity Benchmark 2019 di MuleSoft, infatti, le imprese investono sempre di più in soluzioni basate sull’intelligenza artificiale per personalizzare i servizi per i clienti, ridurre gli errori umani e aumentare la produttività. Tanto che si prevede che nel 2020 l’adozione di AI in azienda aumenterà del 95%, soprattutto su applicazioni di machine learning, automazione di operazioni semplici e introduzione di chatbot.
Insomma, non essere pronti ad accogliere una tale tecnologia innovativa per la propria impresa significa perdere posizioni rispetto ad un concorrente più aggiornato. E le implicazioni di questo cambiamento epocale appaiono talmente profonde da modificare le strategie di crescita delle imprese e gli equilibri di numerosi settori.
Come sono messe le law firm?
Tra questi, anche la realtà degli studi legali sta sperimentando il cambiamento in atto e sta approdando al legal digital marketing, per quanto con non poche difficoltà. Secondo i dati raccolti da Finances Online nella recente ricerca 40 Legal Marketing Statistics You Must Read: 2020 Data Analysis & Market Share stupisce infatti come il 97% delle law firm non abbia contenuti personali sul proprio sito web, o come solo il 14% di esse invii mail automatizzate ai prospect subito dopo la compilazione di un form. Se poi si passa ad analizzare la situazione delle law firm più piccole, si nota come il 40% di esse non ha un sito web e, qualora ce l’abbia, il 35% del totale non aggiorna i contenuti del sito da almeno 3 anni.
Eppure, anche per l’intera attività forense non essere alla pari con questo nuovo e diverso modo di intendere il business vuol dire evidentemente perdere capacità concorrenziali.
Il passaggio al legal digital marketing
Pertanto, anche negli studi legali è tempo di dare vita a quello che troppo spesso viene considerato solo un motto: “go digital”. I benefici di questo cambiamento sono infatti supportati dai numeri, che dimostrano che quelle law firm che hanno accettato la sfida della digital transformation stanno traendo benefici a più livelli.
Qualche esempio? Secondo i dati raccolti da Finances Online nella ricerca menzionata poco sopra, il 70% degli studi legali intervistati si è aggiudicato nuovi casi attraverso una buona gestione del proprio sito web. Questo perché, come mostra l’articolo di Law Technology Today, circa il 33% delle persone inizia la ricerca di uno studio online, che significa anche che ignorando quanto ha a che fare con il legal digital marketing si può dire addio a raggiungere il 33% di tutti i potenziali clienti di una law firm.
E che dire, poi, dell’impiego dei social media? Con un numero sempre maggiore di persone che utilizzano questi tipi di piattaforme, è naturale che anche gli studi legali ne fruiscano come strumento di marketing. Questo, insieme alle soluzioni per mobile di cui accennavamo sopra, ha portato un numero maggiore di studi legali a riconoscere il notevole impatto di questi strumenti sulla propria strategia di legal digital marketing: non è un caso che il 51% degli studi legali twitti contenuti non promozionali, che il 50% di essi utilizzi Instagram come metodo per il recruitment e che l’85% usi una o più piattaforme di social media per scopi professionali.
E a proposito di social, e di mobile, ultimi interessanti dati arrivano dal mondo del video marketing. Quest’ultimo consente alle law firm di comunicare fiducia, servizi e professionalità in maniera fruibile ed engaggiante, portando così gli utenti a interessarsi ai servizi offerti dallo studio legale. Secondo i dati di HitSearch, infatti, il 70% dei content marketer sostiene che i contenuti video producono più conversioni di qualsiasi altra forma di contenuto: non è dunque un caso che gli studi legali che utilizzano i video possono far aumentare, in un anno, il company revenue del 49% rispetto alle aziende senza video.
Il cambiamento è adesso
In conclusione, l’esigenza di perseguire il legal digital marketing è, oggi, da considerarsi di ovvia importanza, a maggior ragione se si considera che, in diversi alcuni settori del diritto, l’utilizzo di internet e delle sue piattaforme diventerà praticamente unico canale di acquisto e scelta della consulenza legale. Si pensi, per esempio, alla materia della proprietà intellettuale per cui è stato creato, per la prima volta, il servizio ”Amazon IP Accelerator”: si tratta di una piattaforma utilizzata negli Stati Uniti dalle piccole e medie imprese per scegliere i servizi a tutela dei loro marchi. E se anche Amazon IP Accelerator esula dal legal digital marketing per sé, rappresenta tuttavia un ottimo monito per comprendere come la digitalizzazione e l’informatizzazione oggi siano divenuti elementi imprescindibili anche per un’attività, come quella forense, che, tradizionalmente, è sempre stata ancorata al solo cartaceo.