Ormai è chiaro: se vuoi essere qualcuno su internet, devi sottostare alla dura legge del SEO. L’ottimizzazione dei motori di ricerca detta la linea e decide chi può avere successo online e come. Gli strumenti a disposizione per personalizzare la propria strategia e migliorare il proprio posizionamento nella SERP (la pagina dei risultati di ricerca) sono svariati, dall’utilizzo delle parole chiave (keyword), delle metadescription e dell’attributo alt text all’installazione di software e plugin che rilevano i problemi esistenti e suggeriscono come risolverli.
Prima di tutto però, è importante non lasciarsi intimidire o confondere dalla quantità di attori in scena, con il rischio di perdere di vista dei punti fondamentali, oltre che prioritari rispetto a tutto il resto. Vediamoli insieme.
1) Mancanza di scopo e abuso di parole chiave
Avete presente quelle persone che ad ogni tweet allegano una decina di hashtag? Fastidioso e inutile. Ecco: la stessa cosa succede con le parole chiave; un errore ancora molto frequente dovuto all’idea che i motori di ricerca come Google si basino quasi esclusivamente sulle keyword; in realtà, si stanno avvicinando sempre di più al linguaggio umano. Ciò significa che il vostro sito non deve solo essere ottimizzato, ma anche inseguire uno scopo e offrire contenuti di valore al lettore. Provate a visitare le pagine del vostro sito e poi rispondete a queste domande:
- In che modo questa pagina aiuta i visitatori?
- Quali informazioni utili offre?
- Il contenuto della pagina è coerente con le parole utilizzate nel titolo, nell’URL e nelle tag H1?
2) Backlink cattivi
Prima di tutto, che cos’è un backlink? Un backlink è un qualsiasi link presente su una pagina online che rimanda al vostro sito. Generalmente, disporre di backlink è una cosa positiva, in quanto Google li interpreta come un segnale di autorevolezza e alta qualità del vostro sito. Tuttavia, esiste anche il rovescio della medaglia.
Sono molti infatti gli spammer che creano contenuti discutibili e utilizzano i backlink per collegarsi a più siti possibile. Questa pratica è definita Negative SEO e, in alcuni casi, può succedere che venga messa in atto anche dalla concorrenza. Pertanto, scordarsi di monitorare l’entità dei backlink può tradursi in una caduta in termini sia di posizionamento tra i risultati sia di traffico in tempi piuttosto rapidi.
Ad ogni modo, è possibile correre ai ripari: ogni qual volta verificate la presenza di un backlink negativo collegato al vostro sito potete rimuoverlo e aggiungerlo a una lista di link “sconfessati”; altrimenti etichettarlo come no-follow. Nel caso queste tattiche non funzionassero, provate a raggiungere direttamente l’assistenza Google, la quale risolverà la situazione senza penalizzare il vostro sito.
3) 301 Redirects Errati
Il 301 Redirect serve sostanzialmente a modificare l’URL che rimanda al vostro contenuto. In linea teorica, dovrebbe appunto cambiare solo l’URL, mentre tutte le immagini, tag, titoli, contenuti e aspetto dovrebbero rimanere invariati; in pratica, un lavoro ben fatto dovrebbe conservare circa l’85% del materiale originale. Il problema vero sorge quando i contenuti vengono ridirezionati a pagine poco pertinenti al sito di partenza.
Un altro ostacolo si crea in presenza di un certo numero di redirect che rimandano direttamente alla homepage del sito. Di fronte a tale situazione, spesso Google decide di eliminare i vecchi URL dagli elenchi di indicizzazione. Di conseguenza, è sempre meglio impostare dei redirect coerenti e sempre diversificati.
I tre punti riportati indicano degli errori che vengono spesso ignorati. Tuttavia, sono moltissimi gli elementi di cui tenere conto sulla strada dell’ottimizzazione del sito web aziendale. Il concetto di base da cui partire rimane però la coerenza: assicuratevi che il sito segua una direzione determinata, che abbia uno scopo, che il contenuto sia pertinente e rilevante.