Se lavori nel mondo del marketing lo sai bene: essere trovato è la parola d’ordine per chiunque possieda un blog o un sito. Ma se fino a qualche tempo fa gli strumenti e i trucchi perché ciò accadesse si fondavano su basi chiare e metodologie strutturate, ora si è arrivati a teorizzare nuove regole che tempo addietro sembravano semplicemente fantascienza.
Certo, il lupo perde il pelo ma non il vizio: ancora nel 2016 gran parte dei marketer (il 66%, per la precisione) è stato concorde nel sostenere che la crescita della Search Engine Optimization fosse la sua priorità per l’anno 2017. Un modo sempre in voga per far parlare di sé, insomma.
A essere cambiate in questi ultimi tempi, dunque, sono state piuttosto le tecniche aggiornate all’anno in corso che hanno strutturato la SEO 2017: sempre meno orientate verso keyword e algoritmi, le strategie di search si sono infatti sempre più spostate verso le nuove frontiere della comunicazione.
Quali? Quelle veicolate dal mobile e dai social, ovviamente. Con una diffusione ormai capillare a livello mondiale, questi strumenti hanno portato con sé risorse quali i bot, gli assistenti personali e le applicazioni di messaggistica alle quali gli utenti si sono avvicinati con grande interesse. Il loro scopo, infatti, è sempre lo stesso: rispondere nel più breve tempo possibile a necessità strutturate.
Ora però tocca a chi si occupa di Inbound Marketing adattarsi a questo vero e proprio cambio di mentalità: la SEO 2017 ha portato con sé interessanti novità che vanno non solo individuate ma anche studiate e applicate per raggiungere ottimi risultati in poco tempo. Vediamo dunque assieme di cosa si tratta.
Non è difficile da dimostrare: ognuno di noi possiede uno smartphone o un tablet che ci permettono di navigare su Internet, scambiare informazioni e lavorare da qualunque posto ci troviamo. Non diciamo dunque nulla di nuovo quando sosteniamo che il mobile la fa da padrone tra le ricerche web. Ma quindi, dove sta la novità?
Essa risiede nel modo in cui tale ricerca viene effettuata: sempre meno concentrato sui motori di ricerca, chiunque possieda uno strumento mobile affina la sua attività di search su un altro canale, che è quello delle app. Un cambio di prospettiva non indifferente: difficilmente controllabili dai motori di ricerca e per nulla ottimizzati con le tradizionali regole della SEO, infatti, i contenuti che si trovano nelle app devono oggi diventare il principale strumento di analisi per chi si occupi di ottimizzazione. Che fare, dunque? La risposta è semplice: basta cambiare prospettiva e ritagliare una parte del proprio tempo per fare ricerca direttamente nelle app store da cui le applicazioni stesse provengono.
Rientra nella categoria mobile anche la ricerca tramite assistente vocale. Parliamo di entità che hanno un nome, come Siri, Cortana, Google Now e Alexa, e che rispondono a ogni nostro desiderio grazie al riconoscimento della voce umana. Ma che centra tutto questo con la SEO 2017?
C’entra, eccome. Prendiamo per esempio una serie di attività che ripetiamo quotidianamente grazie all’uso dell’assistente vocale: la ricerca di mail e meteo appena alzati, delle notizie del giorno mentre siamo in viaggio verso il lavoro, dei ristoranti all’ora di pranzo e di cinema la sera: tutte queste ricerche effettuate con il solo ausilio della voce valgono più di mille keyword strategy. Non solo. un’attività di search di questo tipo sovverte la prospettiva, spostandola da una ricerca per termini a una ricerca legata alla storia e all’esperienza dello user.
Se quella della crescita del mobile è un’ovvietà, quella dell’implementazione delle principali piattaforme social è quanto di più normale stia succedendo ai giorni nostri. Facebook, Twitter, Linkedin, ma anche Instagram e Snapchat stanno conoscendo una crescita tale che li sta portando a essere non più solo contenitori di immagini e video ma anche veri e propri motori di ricerca su cui effettuare analisi di persone ma soprattutto di contenuti.
Va da sé che anche la ricerca su Facebook sarà strategicamente diversa da quella che fino a questo momento è stata effettuata su Google. Non solo. Pensa a Facebook Instant Articles, la possibilità fornita dal social di Zuckerberg di leggere contenuti editoriali all’interno dell’app di Facebook senza mai atterrare sulla pagina web di una testata. Il risultato? Un’impennata nel traffico sul social e un abbassamento drastico di quello sulla pagina web.