Da anni sentiamo parlare di “morte della SEO”, chi dà l’estrema unzione alle keyword e chi saluta per sempre i SEO strategist.
Tuttavia, con l’introduzione della metodologia dei topic cluster SEO e content strategy stanno vivendo un momento di “rinascita” all'insegna della qualità dei contenuti, della loro pertinenza e utilità in relazione al search intent.
Pertanto, il nuovo modo di impostare e pensare un qualsiasi blog aziendale si affianca ad un metodo già esistente e collaudato, migliorandolo anziché soppiantarlo.
Il termine cluster è traducibile, letteralmente, con “grappolo tematico”: nella produzione di contenuti per un sito o blog aziendale questo si traduce nell’isolamento di un tema che fa da filo logico trasversale a più contenuti, uniti così tra di loro come a formare un “grappolo d’uva”.
Questo metodo può essere replicato per un numero consistente di “topic”, a patto che siano inerenti al mercato o all’azienda che ne sta facendo uso.
Come spesso accade per tutti i cambiamenti che interessano il mondo digital, anche i topic cluster sono nati per adeguarsi alle novità degli algoritmi di Google ed al cambiamento delle abitudini degli utenti.
Quanti contenuti avete scritto per la vostra content strategy a partire da parole chiave che, opportunamente analizzate, hanno permesso una buona indicizzazione dei vostri blog post sui motori di ricerca?
Ebbene, sappiate che non siete affatto stati gli unici. La vostra attività, infatti, è un’esperienza che avete condiviso con altri centinaia di migliaia tra content strategist e autori in tutto il mondo.Il risultato di questa operazione è, nel tempo, una vera e propria inondazione delle rete di articoli, news e guide.
Google si è quindi trovato a dover “mettere un po’ d’ordine” e lo ha fatto premiando con un buon posizionamento solo le informazioni più accurate, dotate di tanti link interni e ricche di parole chiave correlate.
Non solo. A mutare è stato anche il modo con cui gli utenti della rete ricercano informazioni online. La sinteticità delle parole chiave ha infatti lasciato spazio a vere e proprie frasi di senso compiuto (le cosiddette keyword long tail) digitate direttamente nella barra di ricerca.
Questo significa che lavorare unicamente sull’ottimizzazione delle keyword non basta più: occorre produrre contenuti curati, approfonditi e legati tra loro, ma soprattutto che rispondano all’intento di ricerca delle persone.
Un grappolo, abbiamo detto: è così che HubSpot, software di marketing automation tra i più famosi al mondo, ha raffigurato la nuova tecnica dei cluster.
Qui l’acino più grande è quello della pillar page, o “pagina pilastro”, una pagina del sito aziendale che spiega, in modo completo ma non approfondito, il topic che si è scelto di analizzare. Gli acini più piccoli sono invece gli articoli del blog aziendale che approfondiscono le varie sfaccettature, o subtopic, con cui può essere letto quello stesso tema.
A tenere unito tutto il costrutto ci pensa un gioco di link interni che permette un rimando pressoché immediato tra tutti i contenuti pensati sulla base di questa nuova (e innovativa) logica. Conoscete una tecnica migliore di questa per dare una panoramica a 360 gradi di un qualunque tema?
Per creare topic cluster efficaci è innanzitutto fondamentale condurre una ricerca approfondita sul settore di riferimento e sulle specifiche parole chiave ad esso correlate, comprese le long tail utilizzate ad esempio per le ricerche vocali.
Inizia analizzando i termini più ampi correlati al tuo argomento principale e successivamente identifica le sotto-categorie che possono essere sviluppate separatamente.
Va di pari passo l’analisi del pubblico di riferimento cui ci rivolgeremo con i nostri articoli: cosa cerca? Con quale intento? Quale tone-of-voice utilizza?
Una volta raccolte tutte queste informazioni potrai avere una panoramica generale del settore e del suo target, così da clusterizzare gli argomenti e customizzarli in base alle specifiche esigenze.
HubSpot ha implementato un tool apposito. Come spesso succede con l’azienda del Massachusetts, usare tale prodotto è molto semplice: una volta scelto il tema che si vuole trattare nell’elenco dei topic a vostra disposizione, la prima cosa che il software consiglia di fare è creare la pillar page.
Successivamente, il content strategy tool consente di scegliere i subtopic: è possibile crearne ex novo o scegliere nell’elenco che lo stesso HubSpot mette a vostra disposizione. Una volta prodotti e pubblicati tutti i contenuti, non dimenticate di linkarli all’interno del software: solo così consentirete ad HubSpot (ed allo stesso tempo a Google) di riconoscere la presenza di un topic cluster.
Non vi resta che iniziare questa nuova avventura: ad accompagnarvi ci pensa Claudia Albasi, Automation & Conversion Specialist, che in questo video vi svela alcuni “trucchi” per muovere i primi passi!